RB 7,1-4 – La divina Scrittura, fratelli, a gran voce proclama: Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. Così dicendo essa ci mostra che ogni esaltazione è una specie di superbia, vizio da cui il profeta vuole guardarsi quando dice: Signore, non si inorgoglisce il mio cuore – non vado in
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Regola di San Benedetto
RB 6,8 – Le buffonerie poi, le parole vane e volgari che possono incitare al riuso smodato, le escludiamo per sempre e nel modo più assoluto da tutto l’ambito del monastero, e non permettiamo che il discepolo apra la bocca a così indegne espressioni. In monastero non è bandito il sorriso e il riso, non
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RB 6,6-7 – Parlare e insegnare è compito del maestro; tacere e ascoltare, invece, si addice al discepolo. Pertanto, quando si ha qualcosa da domandare a un superiore, lo si faccia con tutta umiltà e rispettosa sottomissione. Tra le parole buone e sante tali da edificare vi è l’insegnamento del superiore, questi ha infatti il
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RB 6,3-5 – Per custodire, dunque, pienamente la gravità del silenzio, non si conceda che raramente, e soltanto ai discepoli spiritualmente più maturi, il permesso di parlare, sia pure di cose buone, sante e tali da edificare. Sta scritto infatti: Nel molto parlare non eviterai il peccato, e altrove: Morte e vita sono in potere
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RB 6,1-2 – Facciamo quel che dice il profeta: Ho detto: Veglierò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua. Ho posto un freno alla mia bocca. Ho taciuto e mi sono umiliato, ho evitato di parlare su cose buone. Così dicendo il profeta ci mostra che talora è bene, per amore del
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RB 5,19 – Inoltre per un’obbedienza fatta in tal modo il discepolo non ottiene alcun frutto spirituale, anzi, se non si corregge e non ne fa la dovuta penitenza, incorre nella pena dei mormoratori. L’obbedienza ha come scopo portare “frutti spirituali” cioè il progredire nella vita spirituale. Essa ci permette di progredire, cioè di avanzare
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RB 5,17-18 – Infatti, se il discepolo obbedisce malvolentieri e mormora non già con le labbra ma anche soltanto nel segreto del suo cuore, pur eseguendo l’ordine, il suo agire non può essere gradito a Dio che vede il suo cuore scontento. L’obbedienza di cui sta parlando Benedetto in questo capitolo non può fermarsi alle
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RB 5,15-16 – Infatti, l’obbedienza che si presta ai superiori è offerta a Dio stesso, poiché egli dice: Chi ascolta voi, ascolta me. I discepoli devono dunque obbedire di buon animo poiché Dio ama chi dona con gioia. La citazione di 2Cor 9,7: Dio ama chi dona con gioia, si vuole mostrare come l’obbedienza è
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RB 5,14 – Questa obbedienza, però, sarà gradita a Dio e dolce agli uomini soltanto se l’ordine sarà eseguito senza esitazione, senza indolenza e tiepidezza, senza mormorazione o esplicito rifiuto. La sequenza di atteggiamenti presentata da Benedetto: esitazione, indolenza, tiepidezza, mormorazione, esplicito rifiuto, riassumono le tappe che portano al rifiuto e ci mostrano come si
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RB 5,12-13 – Essi perciò non vivono a loro arbitrio, non si lasciano dominare dalle loro voglie capricciose e istintive, ma piuttosto camminano lasciandosi guidare dall’altrui giudizio e comando. Dimorando stabilmente nel cenobio, desiderano avere un abate cui obbedire. Uomini simili si conformano certamente alla parola del Signore che dice: Non sono venuto per fare
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