Il monachesimo

 

Sotto tutti i cieli, in tutte le stagioni, alla luce di tutte le culture, uomini e donne hanno da sempre sentito l’esigenza di un più profondo cammino di interiorità alla ricerca di se stessi, della propria personale unità, della riconciliazione con il cosmo e, attraverso tutto ciò, dell’incontro con il trascendente, con il divino; per questo si sono inoltrati verso una più grande separazione, una sempre più esigente sobrietà, un più intimo silenzio, una sempre più pura meditazione.

Riprendendo una parola greca che significa “solo, uno”, simili uomini e donne noi li chiamiamo “monaci, monache”. Così, sin dai suoi inizi, anche nell’ambito del Cristianesimo ci sono stati uomini e donne che, lasciando tutto per amore di Cristo e del Vangelo, hanno abbracciato un’esistenza sobria ed essenziale, contrassegnata dalla dedizione alla ricerca e al servizio di Dio nella preghiera, nell’ascolto della Parola e nella carità fraterna.

Essi sono sempre stati riconosciuti nella Chiesa come particolari testimoni della dimensione contemplativa dello spirito.

Questa modalità di vivere il proprio cristianesimo ha assunto più larghe proporzioni a partire dal quarto secolo della nostra era, quando con l’editto di Costantino il cristianesimo veniva formalmente riconosciuto religione dell’impero: essere cristiani non era più scegliere l’emarginazione e rischiare la persecuzione, ma entrare nella legalità.

In tal modo la Chiesa, mentre conosceva una rapida espansione, correva il rischio di far perdere luminosità alla propria testimonianza. Uomini e donne allora abbandonano tutte le sicurezze e scelgono, come nuova forma di martirio, di totale conformazione a Cristo, una vita di solitudine ritirandosi nei deserti.

Subito essi sono stati percepiti e riconosciuti “padri” e “madri”, perché capaci di generare nella fede. La loro fama ha attirato numerosi credenti, di ogni ceto e cultura, per ascoltare da loro una parola che li aiutasse nella loro ricerca e nel loro cammino di conversione.

Dai deserti dell’Egitto, dove più ampia fu l’espansione di questo genere di vita (anche per la indiscussa fama del primo eremita, Antonio il Grande), il monachesimo ha raggiunto città e campagne di tutto l’Oriente e si è arricchito della forma cenobitica, di cui Pacomio e Basilio sono stati i padri. Raccolti in comunità, sotto la guida di un abate – maestro e sostegno sicuro -, i monaci hanno vissuto la loro dedizione totale a Cristo nella carità fraterna, in un cammino di continua spoliazione dal proprio egoismo. La comunità è stata il luogo in cui realizzare il comando di Cristo all’amore per Dio e per il prossimo.

I racconti delle vite di Antonio e dei Padri del deserto e la conoscenza delle Istituzioni monastiche d’Oriente giunsero in Occidente nel V secolo anche ad opera di Cassiano: essi vi provocarono un fiorire di comunità e di esperienze che si sono codificate in “Regole”, perché questa ricchezza potesse tramandarsi agli uomini e alle donne di ogni generazione.