RB 6,3-5 – Per custodire, dunque, pienamente la gravità del silenzio, non si conceda che raramente, e soltanto ai discepoli spiritualmente più maturi, il permesso di parlare, sia pure di cose buone, sante e tali da edificare. Sta scritto infatti: Nel molto parlare  non eviterai il peccato, e altrove: Morte e vita sono in potere della lingua.

In monastero si cerca di custodire un clima di silenzio durante la giornata, anche durante il tempo del lavoro. Non si tratta di mutismo, ma di evitare le chiacchiere, cioè il parlare superficiale e alla fin fine inutile. I versetti biblici citati sono importanti per capire il senso di questa indicazione. Ci potremmo chiedere: cosa sta dietro al molto parlare?

A volte un disagio interiore, e si cerca una consolazione nel parlare, o come una sorta di evasione-distrazione dal dolore, o per cercare consolazione. Il fatto che in questa situazione si viva una sorta di insaziabilità di parola ci dice come non è questa la strada per risolvere il disagio. Certamente il parlarne serve ed è importante, ma facendo anche un lavoro di essenzializzazione, che significa di riflessione personale per cercare i punti nodali. Occorre prima aver sostenuto la fatica del silenzio e della ricerca, per portare come frutto una parola ponderata e soppesata.

A volte dietro il molto parlare c’è una ricerca di evasione senza una vera meta, quasi per noia, una incapacità a stare con se stessi, a sostenere la solitudine e l’essenzialità che essa richiede. Anche perché il silenzio non è vuoto, e va riempito. IL silenzio cioè un luogo da imparare a gestire. E questo può essere, soprattutto all’inizio, faticoso e difficile. I pensieri possono vagare in un modo doloroso o disorientante.

Qualunque sia la causa del molto parlare, porta però a una parola “veloce” che non è soppesata e per questo può essere pungente o sarcastica, può mettere in imbarazzo o ferire una persona presente, o può ridicolizzare una assente. Può essere cioè una parola che senza accorgercene fa del male, e a volte in modo molto profondo. La mancanza di discernimento non è una scusante, ma un’aggravante. Con una parola sciocca possiamo ferire in profondità e in un modo devastante una persona, come possiamo distruggere un contesto di stima e fiducia. E’ da stupidi pensare che intanto sono solo parole. Il loro effetto può essere più doloroso delle pietre perché ferisce nel profondo.

Questa indicazione della Regola deve insegnarci non tanto a non parlare, ma a avere parole di vita, parole che edificano, parole che rialzano e consolano. Normalmente queste sono poche parole soppesate ed efficaci.