RB 5,3-4 – Questi dunque, o a causa del santo servizio assunto con la professione monastica o perché presi dal timore dell’inferno o accesi dal desiderio della vita eterna, appena un superiore ordina loro qualcosa, come se fosse veramente comandato da Dio, non possono sopportare alcun indugio nel compierla. Proprio di costoro il Signore dice: All’udirmi, subito mi obbedivano.

La pronta obbedienza si fonda sul riconoscere nel superiore uno strumento di Dio, una mediazione della sua presenza. Alla base c’è il mistero dell’incarnazione, della scelta di Dio di passare per il limite e la povertà della nostra natura umana. Questo significa che in quell’uomo, che non è privo di difetti e contraddizioni, si riconosce un canale scelto da Dio per farci giungere la sua volontà.

Se si parte dai limiti dell’uomo, ci sarà sempre il dubbio e una giustificazione al nostro mettere in discussione quanto ci viene chiesto. Occorre assumere una prospettiva diversa. In quella povertà passa l’azione di Dio, come già si è manifestato in tutta la storia della salvezza. Questo sguardo di fede può inizialmente fondarsi anche su motivazioni discutibili, ma deve col tempo approfondirsi e consolidarsi. Benedetto cita motivazioni negative, come la paura, e altre positive, come il desiderio, la responsabilità.

L’obbedienza pronta è il frutto di un cammino, non è spontanea. Non è una questione di tempo di risposta, ma di predisposizione all’ascolto. L’obbedienza pronta è mettersi realmente in ascolto, e quindi in discussione, prendendo quelle parole come un appello di Dio per il mio cammino. Metterò quindi in gioco tutta la mia intelligenza e capacità per capirle e accoglierle, non solo come indicazioni pratiche da mettere in atto, ma come indicazioni di un cammino di crescita umano-spirituale. Mi metto cioè subito al lavoro per capire che cosa mi vuole insegnare Dio attraverso quell’indicazione umana.

Questo modo di pormi mi permetterà anche di capire quando il superiore si sbaglia, cosa che Benedetto prevede come possibilità (cfr. 4,61), e di restare fedele al progetto di Dio non contestando, ma facendomi aiuto e richiamo per il superiore stesso. Non esiste un’obbedienza a Dio senza mediazioni.