RB 4,59 – Non assecondare i desideri della carne.

Cosa possiamo intendere per desideri della carne? I desideri possono esse positivi o negativi. Dio ad esempio ci chiama a un impegno suscitando nel nostro cuore un desiderio. Come nasce una vocazione, se non come un desiderio di offrirsi a Dio? Occorre allora capire qual è la radice del desiderio e dove ci vuole condurre per capire se va assecondato o meno.

Il termine carne spesso è usato per indicare la dimensione istintiva dell’uomo, non per forza la sfera sessuale. Anche quest’ultima non è solo negativa. Ricordiamoci che Dio ha benedetto l’amore, compreso la sua dimensione sessuale: i due saranno una carne sola (Gen 2,24).

Penso che più correttamente questa massima dovrebbe essere completata così: non assecondare i desideri della carne senza un discernimento. L’istintività tende a farci agire, o reagire, senza pensarci, senza valutare la bontà di quella parola e quel gesto. E questo può portarci a usare male dei doni di Dio o a distorcere aspetti positivi. Si tratta di riconoscere ciò che è male e ciò che è bene, e non pretendere di decidere noi cosa sia male e cosa sia bene.

Nel nostro cuore nascono e si agitano molti desideri. Non è vero che ciò che nasce spontaneamente nel cuore dell’uomo è per forza buono. Tutti abbiamo fatto l’esperienza di come possono nascere antipatie apparentemente inspiegabili, che diciamo “a pelle”. Si tratta di imparare a riconoscerli e a gestirli. Riconoscere quando sono in sintonia con il progetto di Dio, e quando ci spingono invece a contraddirlo. Alcuni vanno allora coltivati, verificandone i frutti, e altri contenuti, per evitare che ci portino a fare del male a noi o a chi ci sta attorno. Il comportarsi in modo istintivo, cioè senza verifica, senza discernimento, è pericoloso, perché è come giocare alla roulette russa. Può andare bene come può andare male. Ma soprattutto, non si costruisce nulla perché non c’è continuità, non c’è progettualità.