RB 3,1-2 – Ogni volta che in monastero è necessario trattare questioni importanti, l’abate convochi tutta la comunità, ed esponga egli stesso l’argomento. Dopo aver ascoltato il parere dei fratelli, consideri bene la cosa tra sé, quindi faccia ciò che ritiene meglio per il bene comune.

Dopo aver presentato nel capitolo 2 le responsabilità che l’abate si assume con questo servizio, ora si passa alle responsabilità che ogni fratello della comunità è chiamato a portare. Con l’elezione dell’abate non si delega a lui ogni responsabilità e si resta a “guardare come se ne fa carico”, magari criticandolo quando non lo fa come penseremmo che sia giusto. Le questioni più importanti, quelle che orientano il cammino della comunità, riguardano tutti. L’indicazione di chiamare a consiglio tutta la comunità è un invito rivolto a ogni fratello ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti del cammino comunitario. Certamente i ruoli sono differenti, e lo ricorda anche la Regola dicendo che poi spetta all’abate prendere la decisione finale, ma nessuno può delegare e disinteressarsi. Ciascuno è chiamato dalla prospettiva della propria esperienza a offrire un contributo, cioè a riflettere e a cercare una soluzione ai problemi sollevati.

Questo modo di porsi in comunità, e cioè in modo attivo, educa pian piano ciascuno ad avere uno sguardo con un orizzonte più ampio tenendo conto dei punti di vista degli altri. La mormorazione nasce anche quando uno assolutizza il proprio punto di vista e non si accorge di quello degli altri, quando non si sforza di capire le motivazioni che vi stanno dietro.Coloro che si abituano a confrontarsi imparano a rispettare il pensiero dell’altro. Non è detto che si condivida la sua posizione, ma si cerca di capirla e di coglierne i possibili punti positivi. E’ anche un esercizio di mediazione, che insegna a cercare di camminare insieme, anche se questo può richiedere tempi e percorsi più lunghi.

Ritrovarsi per discutere chiede a tutti di imparare ad ascoltare l’altro, ma anche imparare a spiegarsi, a rendere comprensibile il proprio pensiero usando un linguaggio e delle immagini che permettano a tutti di cogliere cosa si ha in mente. A volte non si è capaci di esprimere in modo corretto il proprio punto di vista perché non ci si pone davanti agli altri, ma si parla come con se stessi, cioè senza porsi il problema di aiutare ad entrare nell’idea che abbiamo avuto o nella nostra prospettiva; ci parliamo addosso. Occorre prepararsi non solo nei contenuti, ma anche nelle modalità di condivisione del proprio pensiero.