Prologo 42-44 – Se poi, fuggendo il castigo dell’inferno, noi desideriamo giungere alla vita eterna, mentre c’è ancora tempo per farlo, mentre cioè siamo in questo corpo e ancora risplende la luce della vita presente, corriamo e operiamo all’istante tutto quello che ci può giovare per sempre.

Il linguaggio di questi versetti ci è certamente distante, ma ci ricordano che la vita eterna la si prepara nella vita presente. La cultura di oggi, di cui siamo figli, cerca in tutti i modi di rimuovere il tema della morte. Questo fa si che quando questa si avvicina per una persona cara o per noi, siamo presi dall’angoscia e dal terrore. Ma essa è un passaggio e un momento di compimento; passaggio dalla vita presente a quella eterna in Dio, e compimento del nostro cammino di abbandono a Dio e conformazione al Figlio.

Non si tratta di vivere con il pensiero ossessionato dalla morte, ma con la consapevolezza che quell’affidamento fiducioso, necessario per viverla serenamente, lo si costruisce oggi. Una relazione autentica con Dio, nella quale cerchiamo la sua volontà e cerchiamo di rinnovare la nostra vita perché sia “da figli”, ci permetterà di sperimentare il suo volto misericordioso. Come un parto, questo passaggio ha un volto doloroso, ma è per la piena gioia.

“Corriamo e operiamo all’istante” è il modo con cui Benedetto ci dice che dobbiamo prendere sul serio la nostra vita, non c’è tempo da perdere e ogni istante è importante. Non sprechiamo il nostro tempo vivendo in modo superficiale, ma di ogni scelta, di ogni relazione, di ogni azione, facciamo l’occasione per un nuovo passo verso colui che solo è Buono.