Prologo 5 – E ciò perché non avvenga che, dopo averci messi nel numero dei suoi figli, egli non debba rattristarsi per la nostra condotta malvagia.

Non dobbiamo conquistare nulla, né la dignità di figli, né l’affetto di Dio. Tutto questo ci è già donato gratuitamente perché noi possiamo goderne con gioia. Spesso però viviamo più come servi che come figli, nel senso che viviamo come oppressi da doveri, più che mossi da riconoscenza, e questo è ciò che più rattrista Dio. La vita ci è donata non per obbedire a precetti, ma per scoprire quanto siamo amati e desiderati da Dio, per scoprire i talenti che ci sono stati donati al fine di farli fruttificare. Solo quando scopriremo questo capiremo chi siamo e cosa significhi vivere da figli.

Dio soffre nel vedere come noi ci neghiamo la gioia e la pienezza, proprio come un padre soffre nel vedere il proprio figlio sprecare le sue capacità e le sue potenzialità. Lui vede tutto il bene che potremmo essere e fare, e in tutti i modi cerca di spingerci verso di esso, senza però mai forzare la nostra libertà. Lui spera e soffre come una madre, perché ci ama.

L’amore di Dio non si misura dal benessere, dalla salute o dal successo che possiamo sperimentare. Non è il mago della lampada che realizza i nostri sogni. E’ colui che in ogni momento della nostra vita ci è accanto e ci suggerisce con discrezione il bene. La vita ci porta le sue gioie e le sue sofferenze, ma in ogni istante Dio ci dona la forza per portarle senza essere schiacciati, egli è la sorgente inesauribile della speranza.

Scoprire il bene che ci circonda e ci abita, è il nostro vero compito, perché la nostra vita di fatto, anche senza rendercene conto, si costruisce come risposta a ciò che riceviamo, a ciò che riconosciamo.