RB 4,65 – Non odiare nessuno.

Può stupire che ci sia questo richiamo in una regola monastica, ma l’odio è un frutto del male che può crescere nel cuore di ogni uomo. Nessuno è al riparo da questo pericolo che avvelena il cuore e acceca rendendoci incapaci di giudizi equilibrati. Esso è il frutto maturo di un processo che va da subito smascherato e risanato.

Nasce sempre dall’incomprensione che porta a un contrasto. A volte l’occasione è un torto subito, a volte è lo scontro per delle divergenze, soprattutto se si tratta di cose importanti che ci accalorano. Queste situazioni sono come un seme che può far crescere la pianta dell’odio. Si incomincia con un risentimento, cioè con un custodire nel cuore della rabbia che da momentanea diventa permanente, cioè rancore. Il nostro sguardo allora cambia verso quella persona e non vediamo che limiti, incoerenze, durezze, ostilità. Spariscono tutti gli aspetti positivi, il ricordo di cose belle fatte insieme, ecc. E allora ci diventa sempre più insopportabile, sempre più fastidioso, e ci sembra doveroso fare giustizia ripagando il male ricevuto. E’ il segno che ci siamo lasciati contagiare dal male e che ha iniziato a mettere radici nel nostro cuore e a deformare il nostro sguardo.

Questo è il momento in cui reagire per non lasciarci travolgere. Se non ce ne accorgiamo veniamo come trascinati in un vortice di sentimenti e reazioni che ci rendono simili a ciò che ci ha ferito. Il male ricevuto non può essere una scusa per non cercare di risanare la relazione. Dobbiamo guardare a come Gesù ha vissuto il clima di ostilità, di sospetto e anche di odio nei suoi confronti. E’ possibile e noi dobbiamo tentare di ricostruire le relazioni incrinate e ferite. Possiamo e dobbiamo tentare di vincere il male con il perdono cercando di riscoprire il positivo che è presente nell’altro. Non si tratta di chiudere gli occhi sul male ricevuto, ma neppure diventarne vittime.

Il Nostro rifiuto dell’altro lo renderà più ostile e bloccato nella sua posizione, un segno o un gesto di riconciliazione, di stima, può aprire un percorso di ripensamento e anche di pentimento. A immagine del Figlio prediletto possiamo trasformare il male in bene, la maledizione in benedizione, spezzando la spirale dell’odio.